Intervista a cura di Aldo Tirabasso e Pietro Stasi – Classe 3°C – Scigliati – I.C. Carducci Capaccio Capoluogo
Vi raccontiamo la storia di Rosana Desiderio e Patrizia Mari che lavoravano alla cottura del tabacco, molto felici di darci tutte le informazioni che vogliamo su questo lavoro nel tabacchificio.
Riportiamo le parole di Rosana
Io sono Rosana Desiderio ho 59 anni arrivo da Buenos Aires, capitale dell’Argentina ma sono di origini italiane, arrivo in Italia che ho 16 anni, incomincio questo lavoro per necessità. Al tabacchificio lavoravano sia mia madre che mia zia. Ho il primo contratto nel novembre del 1989. Inizio il 4 gennaio 1990. Nell’ambito del lavoro ho il piacere di conoscere Patrizia e diventiamo amiche inseparabili ed ora lascio parlare la mia amica Patrizia che per me è come una sorella che vi spiegherà in modo più dettagliato il nostro lavoro.
Riportiamo le parole di Patrizia
Io sono Patrizia mari ho 59 anni inizio questo lavoro quasi per gioco, con degli amici ci recammo al tabacchificio era il 1988, non avevo mai lavorato in una fabbrica. Quando arrivammo e vidi questa struttura mi sembrava un carcere con questi grandi finestroni, io all’epoca avevo una bambina di solo tre anni e trovai questo lavoro conveniente perché era stagionale e su turni di otto ore.
I primi giorni mi chiedevo “se ce l’avessi fatta?”. Ci fecero fare un corso il quale fu molto istruttivo. Ci fu spiegato tutto, essendo noi nuove arrivate che non conoscevamo nulla di questo lavoro. Il tabacco si semina da fine febbraio ad aprile, dopo si trapianta e si coltiva nei campi, la raccolta inizia i primi giorni di luglio e finisce a settembre. Le foglie devono essere raccolte al momento giusto. I paesi che fanno importazione esportazioni sono paesi del centro America, sud America, Stati Uniti, Italia, Portogallo, Spagna e Canada.
Il settore dove noi lavoravamo veniva svolto su nastri che passavano in dei forni. Il tabacco arrivava nei vari settori sotto forma di balle venivano classificate le foglie, c’era la qualità scura e la chiara, denominate apicale e sotto apicale era la qualità scura, mentre il Burley era la chiara ed era anche la migliore. Il 95% del tabacco veniva usato per le sigarette (infatti nell’azienda venivano spesso Marlboro e Philip Morris); solo il 5% veniva utilizzato per profumi e deodoranti. La procedura di lavorazione prevedeva prima il raffreddamento, poi l’umidificazione e poi l’essiccazione, per essere ottimale l’umidità doveva essere tra il 13% e il 13,50%.
Quando si raggiungevano i 230kg circa si apriva il forno, noi controllavamo il livello di umidità già dal colore, dopo di ciò c’era il passaggio a un’altra addetta che lo trinciava, pesava e inseriva in un fornetto. Per essere un buon prodotto la percentuale di umidità doveva oscillare intorno al 14% e questo valeva per il Burley mentre per il resto andava bene anche il 15%. Questi valori erano importanti perché davano aroma e gusto al prodotto finale.
Inizialmente lavoravamo un turno da otto ore, quello che ricordiamo è che diventavamo nere e avevamo sempre quell’odore acre nel naso. Negli ultimi periodi, i turni sono passati da otto ore a sei ore e lì facevano tantissimo straordinario. Io sono rimasta veramente male quando dopo tanto lavoro fatto con dedizione hanno chiuso senza dire nulla, ma quando venne ridotto l’orario lavorativo pensai che sarebbe finito il lavoro. Eravamo in tanti lavorare ma quella che ricordiamo più brava e esperta nel lavoro era Giovanna chiamata da tutti Gianna. Era molto esperta sul suo lavoro e per noi era una grande maestra! Oggi ricordiamo con gioia e nostalgia le nostre compagne di viaggio e siamo state felici in quell’ambiente dove c’era rispetto e serietà. È vero ci siamo stancate ma alla fine anche divertite. Il lavoro bisogna farlo oltre con le mani soprattutto con il cuore, solo così darà buoni frutti.
Noi nel nostro piccolo abbiamo seminato! Spetta poi a voi, giudicare o apprezzare la nostra opera!
Grazie di cuore per averci ascoltate!