L’On. Nicola Acunzo, promotore dell’iniziativa per l’emissione del francobollo dedicato al centenario dell’ex tabacchificio di Battipaglia, presenta le ragioni della celebrazione.
Il Tabacchificio “Farina” rappresenta una meravigliosa testimonianza dello spirito, delle attitudini e della storia di un’intera comunità: quella di Battipaglia e dei territori della fertile Piana del Sele, in provincia di Salerno.
Come spesso accade per i lasciti architettonici che attraversano la vita e plasmano la socialità, l’economia e le esistenze di intere generazioni, quello del Tabacchificio di Battipaglia costituisce un paesaggio unico, una storia al contempo individuale e collettiva, un racconto personale e corale.
Questa storia secolare ha inizio con la fondazione del Tabacchificio nel 1921 passando per il dopoguerra, il boom economico e la crisi del settore sul finire degli anni ‘60. Essa segue il destino di un arcipelago di manifatture diffuse sul territorio, fisicamente separate ma unite da una comune matrice di sviluppo.
Non parliamo, infatti, soltanto di industrie ma di veri e propri villaggi produttivi sorti intorno ad esse, incredibilmente innovativi per quei tempi, con abitazioni per i lavoratori, scuole, chiese, asili, circoli ricreativi e luoghi di identità comunitaria e di appartenenza.
Il Tabacchificio di Battipaglia esprimeva appieno la vocazione produttiva e i valori dell’operosità e della cooperazione del lavoro contadino e operaio che hanno convissuto in un equilibrio armonico e naturale per decenni.
Il mio primo incontro con questi luoghi risale ai primi anni ‘80, essendo cresciuto proprio nel quartiere “Tabacchificio” di via Jemma. La crisi dell’attività produttiva causata dalla meccanizzazione e dal mutamento dello scenario economico e sociale iniziato alla fine degli anni ‘60 – con l’alto prezzo pagato da tantissimi lavoratori e lavoratrici – aveva ormai reso vuoti quegli spazi enormi e spoglie quelle mura di legno e mattoni. Ciononostante, i racconti, le abitudini e i suoni di quelle giornate operose risuonavano ancora nelle parole dei miei insegnanti, degli anziani e delle donne del quartiere. Storie che ascoltavo avidamente, rapito e affascinato dall’innata capacità dei miei concittadini di “metterle in scena”.
Mi pareva, così, di poter udire ancora i canti delle “tabacchine” intente nel loro lavoro: un’attività che, quasi inaspettatamente, aveva consentito a quelle donne – spesso giovanissime, che costituivano la stragrande maggioranza della forza lavoro impiegata – di avviare un graduale percorso di emancipazione fin dagli anni del secondo dopoguerra, quando il Tabacchificio fu ricostruito a seguito della totale distruzione causata dai bombardamenti.
Probabilmente la passione per quello che è diventato il mio mestiere, quello dell’attore, è nata proprio dal rapporto con questo luogo magico, una cattedrale sorretta dalle storie di chi vi ha celebrato per decenni lavoro, libertà e futuro e che attende, ancora oggi, di tornare ad aprirsi al mondo. La stessa passione e il rispetto che devo a questa storia mi ha spinto, nella mia veste di cittadino Battipagliese e rappresentante delle Istituzioni, a voler consegnare alla memoria delle nuove generazioni questa realtà che ha avuto un così grande impatto sull’economia e la società nella provincia di Salerno, garantendo per anni lavoro e dignità.
On. Nicola Acunzo